Le nespole, il frutto della pazienza

Quelle di Giovanni Verga, e che si maturano “col tempo e con la paglia”, arriveranno a ottobre. Quelle di maggio sono invece molto diverse, originarie del Giappone. Ecco le differenze. E la curiosa storia di un prodotto che, da sempre, ha affascinato l'uomo
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Le nespole, il frutto della pazienza
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Stanno per arrivare sulle nostre tavole, eppure non sono più diffuse come una volta. Strano, perché di nespole nella nostra cultura si parla da sempre: “Col tempo e con la paglia si maturano le nespole”, recita un proverbio. Sì perché le nespole, un po' come le fave, sono tra i pochi frutti, verdure e ortaggi di cui è possibile tracciare una “storia”. Merito della simbologia e dei rituali che le accompagnavano, ma anche per varietà e rituali che si sono succeduti nel corso dei secoli.

Nespole sul letto di paglia

Il nespolo comune (Nespilus germanica) è una pianta conosciuta in Europa fin dall'antichità, coltivata sulle rive del Mar Caspio e poi via via nell'Asia Minore e in tutto il bacino del Mediterraneo. Ma attenzione: non sono suoi i frutti che maturano in questo periodo. Le nespole comuni vengono infatti raccolte a ottobre, e non sono immediatamente commestibili. Questo a causa del sapore eccessivamente astringente per l'elevata quantità di tannini e per la presenza di acido acetico e formico. Le nespole devono essere così lasciate ad “ammezzire”, ossia maturare per diverse settimane nei granai, su un letto di paglia. Si spiega così il famoso proverbio: progressivamente, infatti, le nespole maturano assumendo il tipico colore marroncino. E un tempo erano tra i pochi frutti dal sapore dolce che si potevano consumare nei mesi invernali. La fermentazione, infatti, genera un ammorbidimento della polpa e la liberazione degli zuccheri che ne trasformano completamente il sapore.

Donne e pazienza

Per questo, forse, le nespole sono sempre state considerato un frutto “magico” e benaugurante. Per i Romani, l'albero del nespolo aiutava a tenere lontano dalla casa sventure e stregonerie. I frutti erano invece simbolo di prudenza, saggezza e pazienza. E chissà, per questo da sempre associato alle virtù femminili, alla donna virtuosa: al punto che regalare un rametto di nespole era considerato di buon augurio in occasione dei matrimoni. Più in generale, alle nespole venivano associate una miriade di benefici per la salute, confermati in seguito dalla scienza. Le nespole aiutano infatti la digestione, sono ricche di vitamina C e hanno un ottimo potere saziante, ad onta del limitato apporto calorico.

Arrivano i giapponesi

A partire dal Settecento, però, il nespolo comune è stato via via affiancato e quasi sostituito da un'altra specie importata dall'Estremo Oriente, l'Eriobotrya japonica o nespolo del Giappone. Le nespole giapponesi, diffuse soprattutto nell'Italia meridionale, si consumano invece già a partire dalla fine di maggio. Anche se, quando raccolte ancora poco mature, conservano ancora un po' del sapore acidulo delle loro “parenti” europee. Dunque, anche qui, meglio usare un po' di pazienza e consumare solo nespole appena raccolte dalla pianta, ma ben mature. L'albero del nespolo giapponese si riconosce dalle maggiori dimensioni e dalle foglie grandi dalla forma appuntita.

Il mistero dei Malavoglia

Abbiamo visto come il nespolo comune fosse considerato, un tempo, un autentico scaccia-guai per le case contadine. Probabilmente incideva anche la sua capacità di scandire le stagioni, visto che era il primo a fiorire e l'ultimo a far maturare i suoi frutti. Ma chiunque abbia letto I Malavoglia di Giovanni Verga ora si chiederà: la Casa del nespolo della sventurata famiglia di Aci Trezza, deve il suo nome a un nespolo comune o a un nespolo giapponese? Il dibattito tra gli appassionati di botanica e di letteratura è accesissimo. Sappiamo infatti con certezza che il nespolo giapponese, dopo il suo arrivo in Francia nel 1784, già pochi anni dopo iniziò ad essere coltivato con successo in Campania e in Sicilia. Tuttavia, appare improbabile che negli anni '60 dell'Ottocento (periodo di ambientazione dei Malavoglia) il nespolo giapponese venisse coltivato in un'umile casa di pescatori: poteva comparire, al più, in qualche giardino aristocratico. Alcuni passi dei Malavoglia lasciano invece pensare al nespolo comune europeo, sia per il suo ruolo beffardamente simbolico – il nespolo doveva portare fortuna, ma alla famiglia accadranno praticamente solo disgrazie – analogo a quella della sfortunata nave Provvidenza. Sia per quei passi in cui Verga sembra sottolineare il ruolo del nespolo come albero che scandisce le stagioni. “Il nespolo intanto stormiva ancora, adagio adagio, e le ghirlande di margherite, ormai vizze, erano tuttora appese all’uscio e le finestre, come ce le avevano messe a Pasqua delle Rose”. Gustiamoci dunque le nostre nespole, ma ricordiamoci che sono i frutti di quell'aristocratico albero importato dal Giappone, e non di quell'altro saggio e secolare guardiano delle case contadine.

3 Dolci con le nespole

Torta di nespole

Cheesecake di amaretti e nespole

Ciambella alla crema di riso e frutta mista