I dati dell’Inail

Nel 2021 oltre due decessi sul lavoro al giorno. Da inizio pandemia, un terzo delle morti bianche dovute al Covid

Nei primi tre mesi di quest’anno all’Inail arrivate 185 denunce di infortunio mortale, 19 in più del 2020. Lo scorso anno ci sono state 1.270 morti bianche, oltre 3 al giorno. Le morti da Covid-19 segnalate da inizio pandemia al 31 marzo sono 551, circa un terzo del totale dei decessi sul lavoro segnalati all’Istituto dal gennaio 2020

di Cristina Casadei

Crollo in cantiere, un morto e tre feriti ad Alessandria

6' di lettura

Non c’è stato nulla da fare per Christian Martinelli, l’operaio meccanico di 49 anni che si è ferito questa mattina mentre stava lavorando a un tornio in un’azienda di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Lascia la moglie e due bimbe. È rimasto schiacciato tra gli ingranaggi, proprio mentre l’aula del Senato osservava un minuto di silenzio per ricordare Luana D’Orazio, l’operaia tessile di 22 anni che due giorni fa è rimasta schiacciata in un macchinario nell’azienda di Prato dove lavorava, lasciando la sua famiglia e il figlio di 5 anni. Le denunce di infortunio con esito mortale continuano ad aumentare. Il tema è molto complesso e attiene in larga misura alla cultura della prevenzione e della formazione, così come al Covid, che ha avuto un impatto molto forte, come spiega l’Inail sulle morti bianche del 2020, soprattutto in ambito sanitario. Comunque, limitandoci ai dati, le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nei primi tre mesi dell’anno sono state 185, 19 in più rispetto alle 166 denunce registrate nel primo trimestre del 2020 (+11,4%), effetto degli incrementi osservati in tutti i mesi del 2021 rispetto a quelli del 2020. L’Inail ha quindi registrato oltre 2 morti al giorno sul lavoro nei primi tre mesi dell’anno.

Dieci anni fa morti bianche sotto quota mille

Se prendiamo l’intero 2020, gli infortuni con esito mortale sono stati 1.270, il 16,6% in più dell’anno precedente. Se dividiamo 1.270 per 365 otteniamo 3,47. L’anno scorso nei cantieri, nelle fabbriche, ma soprattutto in ambito sanitario sono morte tra le 3 e le 4 persone ogni giorno. Il dato 2020 evidenzia un aumento di 181 casi rispetto ai 1.089 registrati nel 2019 (+16,6%) e, come spiega l’Inail, l’incremento è influenzato soprattutto dai decessi avvenuti e protocollati al 31 dicembre 2020 a causa dell'infezione da Covid-19 in ambito lavorativo, che, nel 2020, hanno rappresentato circa un terzo dei decessi denunciati all’Inail da inizio anno. Le morti da Covid-19 segnalate all’Istituto alla data del 31 marzo sono 551, circa un terzo del totale dei decessi sul lavoro segnalati all’Istituto dal gennaio 2020.

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Siamo comunque molto lontani dai dati di un decennio fa, quando i morti erano arrivati sotto quota mille.

In tre mesi 40 morti in più

Tornando ai dati Inail del primo trimestre di quest’anno si osserva un decremento solo dei casi in itinere, passati da 52 a 31. Quelli avvenuti in occasione di lavoro sono stati 40 in più (da 114 a 154). L’aumento ha riguardato tutte e tre le gestioni assicurative dell’industria e servizi (da 146 a 158 denunce), dell’agricoltura (da 11 a 16) e del conto Stato (da 9 a 11). Dall’analisi territoriale emerge un aumento di due casi mortali nel Nord-Ovest (da 45 a 47), di quattro nel Nord-Est (da 34 a 38). Hanno fatto peggio il Centro (passato da 23 a 34 morti) e il Sud (passato da 47 a 58). Nelle Isole, invece, si registra un calo di nove decessi (da 17 a 8). Le regioni che presentano l’aumento più consistente sono il Lazio con 12 casi in più, l’Abruzzo (+8), la Lombardia (+6) e la Campania (+5), quelle con il maggior calo sono la Sicilia (-7 casi), il Piemonte e la Puglia (-4 decessi per entrambe).

L’impatto della pandemia sui dati

Allargando il focus agli infortuni, nel primo trimestre 2021, rispetto al primo trimestre 2020, calano dell’1,7% le denunce di infortunio sul lavoro nel complesso: tra queste, però, aumentano solo quelle avvenute in occasione di lavoro e senza mezzo di trasporto. Aumentano dell’11,5% le denunce di infortunio mortale sul lavoro: tra queste, però, aumentano solo quelle avvenute in occasione di lavoro e senza mezzo di trasporto.Per entrambi i casi, sia infortunio in genere che infortunio con esito mortale, la categoria che aumenta è solo quella degli eventi avvenuti in occasione di lavoro e senza mezzo di trasporto. Calano invece gli eventi legati all’utilizzo dei mezzi di trasporto (sia in occasione di lavoro che in itinere). Si tratta di dati non semplici da leggere per via della pandemia che è intercorsa tra i trimestri confrontati. I dati del primo trimestre 2020 sono influenzati dal coronavirus solo da marzo in poi, mentre quelli del primo trimestre di quest'anno chiaramente ne risentono in pieno. Le limitazioni agli spostamenti e l’utilizzo intensivo dello smart working (entrambi aspetti che hanno interessato tutto il primo trimestre 2021, mentre solo in parte il primo trimestre 2020), ha fatto calare il rischio legato ai trasporti.D’altra parte le denunce di infortuni con esito mortale nel primo trimestre 2021 sono superiori rispetto al 2020, probabilmente perché a gennaio-marzo dello scorso anno la presenza del coronavirus era limitata sia nello spazio (nord e in particolare Lombardia) che nel tempo (mese di marzo). Quest’anno invece il primo trimestre è stato in piena seconda-terza ondata.

Le proposte dei sindacati

«Questo stillicidio non è degno di un Paese civile - sottolinea Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil -. Prevenzione e formazione devono diventare una strategia e una scelta politica, con più risorse per mettere in sicurezza i processi produttivi e con più ispettori, più controlli e un coordinamento degli interventi». Il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia, dice che «dobbiamo riportare l’attenzione nelle fabbriche e in ogni luogo di lavoro dalla sola sicurezza legata alla pandemia, alla prevenzione degli infortuni, non possiamo permettere che la ripresa dei ritmi produttivi in corso, sia fatta a scapito della sicurezza, sacrificando vite umane». A questo proposito il sindacalista ricorda che «proprio nel recente contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici abbiamo previsto norme e comportamenti chedevono analizzare i rischi e i mancati incidenti, formando su questo le persone, per mettere in atto strategie e comportamenti idonei affinché accada l'irreparabile. Proponiamo che in ogni azienda metalmeccanica si tenga in questo mese di maggio un incontro straordinario tra sindacato e direzioni per analizzare e prevenire i rischi più legati alla ripartenza delle filiere produttive. Il lavoro dopo la pandemia deve essere più sicuro e non più pericoloso». La questione della sicurezza «deve diventare una grande vertenza nazionale, che ci deve vedere tutti uniti, così come abbiamo fatto per altre battaglie storiche del movimento sindacale», aggiunge il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. Il segretario generale della Fiom Cgil, Francesca Re David, suggerisce che «le risorse per l’innovazione che vengono date alle aziende anche attraverso il PNRR devono essere vincolate all’adozione di misure sulla sicurezza attraverso le tecnologie 4.0 più avanzate e ad una corretta organizzazione del lavoro. Inoltre, non vanno messe in discussione le norme del codice degli appalti che con la logica della semplificazione intervengono sul costo del lavoro smantellando regole e diritti; e vanno rafforzati gli organismi di controllo e di ispezione e la medicina del lavoro sul territorio».

Le morti concentrate tra uomini e over 50

L’analisi di genere ci dice che a morire di più sono gli uomini, i cui casi mortali denunciati sono passati da 155 a 171. Le donne sono invece passate da 11 a 14. Se aumentano le morti di lavoratori italiani, calano quelle di extracomunitari e comunitari. Quanto all’età, invece, i morti sul lavoro under 40 sono stati 17 in meno, mentre sono aumentati quelli nella fascia 50-59 anni, che sono passati da 52 a 70 casi e quelli nella fascia 60-69 anni, che sono addirittura raddoppiati, passando da 19 a 38.

Gli infortuni nel complesso calano

Allargando l’obiettivo e prendendo in esame le denunce di infortunio sul lavoro presentate nel complesso all’Inail entro marzo, sono state 128.671, in diminuzione di oltre duemila casi (-1,7%) rispetto alle 130.905 del primo trimestre del 2020. La diminuzione dell’1,7% dell’intero periodo è la sintesi di un calo delle denunce osservato nel primo bimestre (-12%) e di un aumento nel mese di marzo (+35%) nel confronto tra i due anni.

I contagi da Covid e il focus sull’alimentare

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail nel 2020 sono state 554.340, in calo di oltre 87mila rispetto al 2019 (-13,6%). Il calo si è registrato pur in presenza nel 2020 delle denunce di infortunio sul lavoro a seguito dei contagi da Covid-19 che rappresentano circa un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute. L’Inail ha infatti rilevato 165.528 denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 dall’inizio dell’epidemia, circa un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020, con un’incidenza del 4,6% rispetto al complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Iss al 31 marzo 2021.

A questo proposito, tornando però ai dati del primo trimestre, nel mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, è stato fatto un focus su un’industria che non si è mai fermata, ossia l’alimentare, un ambito produttivo che ha resistito agli effetti depressivi dell’emergenza sanitaria da Covid perché, rientrando tra quelli considerati essenziali, non ha subìto chiusure o restrizioni. Al 31 marzo, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 nell’alimentare sono state 1.227. Dieci i morti.

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