motorsport
26 apr 2016

Curva, i comuni mortali la percorrono così. Un pilota invece...

L'ex-pilota di Formula 1 Jarno Trulli ci spiega come si percorre una curva. E la pratica, in questo caso, è molto lontana dalla teoria...
di Paolo Ciccarone

Metti un giorno in autodromo con un campione come Jarno Trulli a disposizione. Metti pure una belva come la Lexus RC F da 480 cavalli, 5 litri di cilindrata 8 cilindri a V da svezzare, poi ti infili il casco e dici a Jarno: «Vieni con me e mi dici cosa sbaglio?». Detto fatto, il buon Jarno si sottomette alla prova tortura col giornalista al volante. Alla fine ne emerge uno spaccato che fa capire una volta di più che i piloti di F.1 fanno un mestiere diverso da chi si mette al volante e vuol guidare veloce. Lo spiega lo stesso Trulli: «Diciamo che ho visto fare a tutti lo stesso errore, cioè arrivano in curva frenando sul dritto, poi invece di anticipare la traiettoria ci girano attorno, arrotondano la curva e poi escono stretti, perdendo giri motore e tempo. E’ uno sbaglio comune agli automobilisti normali che guidano o vogliono guidare veloci, se vuoi fare il tempo sul giro, cambia la musica».

Curva, un pilota la fa così

E la musica la illustra il disegno di Gabriele Pirovano. Uno normale o con dimestichezza di pista frena con le ruote dritte, quindi ancora sul rettilineo, poi nella fase di ingresso curva o poco prima scala le marce, cerca il punto di corda e poi accelera. Tutto perfetto, pulito e precisino. Ma sbagliato. Nel senso che basta vedere cosa fa Trulli per capire la differenza che il disegno 2 di Pirovano aiuta a capire. In frenata magari stacca anche un po’ prima o allo stesso punto del cronista, ma la pestata sul freno è secca, decisa, ma non tanto da impiccare la macchina in ingresso curva.

E qua si vede la differenza, perché con un colpo secco di volante Jarno punta l’ingresso della curva anticipandola e di molto, la macchina comincia a scivolare sulle quattro ruote e arriva al punto di corda con la stessa velocità del cronista, ma in ingresso curva ha già guadagnato una vita. E qui, con la macchina praticamente dritta, Jarno va di gas allargando ancora col volante. La fa danzare fra un cordolo e l’altro, la fa scivolare col gas a fondo, il motore che canta e la traiettoria è quella che gli fa fare meno strada del dovuto. Facile a dirsi, nel senso che una volta metabolizzato il sistema (senza essersela fatta sotto chiudendo gli occhi) il problema viene dopo. Cioè se uno di noi, pur avvezzo alla velocità, dovesse fare come fa lui, in primis il muro viene centrato al primo colpo, secondo: c’è da correggere la traiettoria attaccandosi a freni e volante.

Giornalista e pilota, mestieri differenti

Insomma, si può migliorare, ci vuole pratica e allenamento e un istruttore al fianco che ti dia le giuste indicazioni. Quelle che fa ora la Toyota Driving Academy di Andrea Pullè e Tobia Cavallini. Conclusione di Trulli? «Diciamo che il secondo giro è andato meglio, ci sono margini di miglioramento, ma mi spieghi perché ti sei dimenticato completamente della curva al terzo passaggio e sei andato dritto?». Vabbè, diceva sempre stacca sotto, stacca sotto che ero arrivato talmente sotto da aver saltato la curva. Che sarà mai… E poi se Trulli la mette giù dura così, la prossima volta l’articolo lo scrive lui poi vediamo che ci esce…

 

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